VITO AMATO
Vito Amato ha fuso le esperienze della musica classica, del jazz, della musica contemporanea e dell’improvvisazione, in un unica sfera musicale. Da sempre si dedica alla ricerca del suono cercando di valorizzare ed esaltare tutte le sfumature che offre il mondo degli strumenti a percussione. Tra vari premi vanta il primo premio al concorso “Premio Nazionale delle Arti”, il Primo premio al “Tournoi International de Musique” di Parigi, il “Premio Vivi Milano” al concorso Gioventù musicale italiana, il primo premio assoluto al concorso nazionale “Eliodoro Sollima”, il primo premio assoluto al concorso di musica da camera “Città di Caccamo”. Si è esibito per: “Cap Ferret International Music Festival” i festival “Suona Italiano” e “Suona Francese” a Parigi, Radio Rai Tre , il “World Arts Performing Festival” di Lahore in Pakistan, le stagioni ”Contemporanea” dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, il Teatro dal Verme di Milano, la rassegna per i più promettenti giovani del panorama musicale italiano “Antichi cortili, giovani talenti” a Genova, la Rassegna Internazionale di Musica Contemporanea “Il suono dei Soli” a Palermo, il Convegno internazionale “Strategie Retoriche Nel Linguaggio Musicale” a Trapani, gli “Amici della Musica” di Alcamo e di Palermo, per il Festivale Filosofia sulle cose. Nel 2014 partecipa ad una tournée in america, organizzata da Ibla Foundation di New York, che lo vede protagonista in numerose città dell’Arkansas (JacksonVille, Star City, Lake Village, Harrison, Little Rock) e New York all’Università della Cultura Italiana e alla Carnagie Hall.
Il Corriere della sera “La musica che suona e sorprendente e trans-genere, spazia dal contemporaneo colto alle contaminazioni etniche e jazz. Ma colpiscono, e il caso di dirlo, anche per la speciale “grazia”con cui trattano strumenti dall’apparenza così muscolare e gestuale.” La Repubblica: “È una rarità ascoltare un percussionista capace di sorprendere il pubblico nel vasto repertorio di contaminazioni classiche, etniche e di vago sapore jazzistico.” Il Corriere della Sera scrive: “Le percussioni fanno magie.”